Una vita by Massimo Fini

Una vita by Massimo Fini

autore:Massimo Fini
La lingua: ita
Format: azw3, epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2015-01-24T23:00:00+00:00


La redattrice della Radio svizzera

Nel 1985 mi ero separato da mia moglie. Ma il matrimonio era finito già da molti anni, dal 1978 quando era nato nostro figlio Matteo, desideratissimo. Quella nascita, come a volte avviene, aveva messo il suggello finale al nostro rapporto. Era stata l’unione di due ragazzi innamorati e immaturi. Avevamo cominciato quando lei aveva diciannove anni e io ventiquattro, troppo diversi per trovare un’intesa stabile. Io ero un uomo che inseguiva sogni, lei una friulana molto concreta. Se io fossi stato un po’ meno sognatore e lei un po’ meno concreta la cosa avrebbe potuto, forse, funzionare. Così la distanza era incolmabile. Ero rimasto in casa solo per essere vicino a mio figlio, ma un giorno lei, esasperata da un matrimonio praticamente ‘in bianco’, mi aveva cacciato di casa. Giustamente. Ma non aveva fatto la sciocchezza, comune a molte donne, di usare il figlio contro di me, sapendo benissimo che un figlio, a qualsiasi età, oltre che della figura materna ha bisogno, quasi a pari merito, anche di quella paterna. Per anni, in qualsiasi posto fossi, il sabato e la domenica prendevo l’aereo e tornavo a Milano per stare con mio figlio. Ciò rendeva complicate, e inevitabilmente fugaci, le mie relazioni sentimentali.

I rapporti con la madre di mio figlio sono rimasti sempre ottimi e, recentemente, su una sua idea, abbiamo celebrato, insieme agli amici più cari, i nostri ‘quarant’anni di non matrimonio’.

Con le donne, per parecchi anni, non era andata bene. Colpa anche di un’educazione sbagliata, tipica dei miei tempi, che le rappresentava come esseri angelicati. Cesare Pavese si stupiva che anche le donne pisciassero. Per cui quando, adolescente, entrai nel mondo femminile lo feci con occhi sognanti e sgranati e mi ci volle molto tempo, e molte sberle, per metterli a fuoco e capire di che si trattava.

Naturalmente già molto tempo prima del distacco definitivo da mia moglie le cose erano cambiate. Ero stato con parecchie donne, alcune molto belle, un paio bellissime, fra le più belle, a Milano, della loro generazione. Non certamente per merito mio, ma perché eravamo in pieno ‘permissivismo sessuale’ e le sciagurate ‘la davano via’ con una certa noncuranza. Erano stati, in genere, rapporti brevi e violenti, quasi brutali. Io a letto facevo la parte del sadico, loro, le femministe, quella delle masochiste. Con piacere di entrambi, devo dire. Dovevo far pagar loro qualcosa, anche se non sapevo che cosa. Oggi lo so: l’anaffettività di mia madre. Io sono sempre andato a cascare su donne, sia pur sotto piume apparentemente molto diverse e variopinte, anaffettive. Per quanto ogni volta ci si illuda si va sempre a finire sullo stesso tipo di donna (o di uomo, se si è dall’altra parte della barricata). Per quel che mi riguarda le donne che mi hanno voluto veramente bene (cosa che non coincide affatto con l’innamoramento e l’amore, vuol dire ‘volere il bene dell’altro’, che stia bene, con te ma non solo con te) prima o poi le ho liquidate. In questo gioco perverso



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